Parole buone, parole meno buone e gli stati favorevoli all'apprendimento
I più recenti studi della psicoendocrinologia hanno dimostrato chiaramente che vengono rilasciati ormoni dal nostro cervello in concomitanza alle stesse parole, e questi creano risposte fisiologiche ben determinate utili in alcuni casi, in altri meno, in altri addirittura dannosi.
Tra questi, possiamo citare:
- la serotonina: l'ormone responsabile del buonumore, strettamente connesso alla concentrazione, alla memoria e al processo di apprendimento, all'autostima e all'autoefficacia;
- l'Ossitocina: l'ormone dell'empatia, diminuisce i livelli di stress e ansia;
- La dopamina: controlla umore, memoria e apprendimento; è l'ormone della ricompensa, predicendo i vantaggi che otterremo in futuro dall'attività che stiamo svolgendo dandoci la giusta motivazione;
- il Cortisolo, l'ormone dello stress; legato alla reazione di sopravvivenza del combatti o fuggi, blocca la serotonina, e determina un aumento di glicemia e grassi nel sangue per mettere a disposizione energia muscolare di cui il corpo ha bisogno;
- Adrenalina: viene liberata con il cortisolo e determina un innalzamento della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca per migliorare le prestazioni fisiche e la prontezza;
In ogni didattica devono esserci una prevalenza di termini legati al bello, al buono, al chiaro, al divertente, al dinamico, perchè in questo modo si creano neuroassociazioni positive nell'allievo verso la materia di studio con conseguente maggiore apprendimento e dedizione.
Usare determinate parole influenza quindi il cervello di chi ci ascolta, suscitando quindi un cambiamento emozionale che poi si traduce in un cambiamento comportamentale.
- pulisci il linguaggio da tutte le parole che possono creare stati non favorevoli all'apprendimento
- trasforma le parole da evitare in parole più utili con l'utilizzo del 'non', dal momento che il cervello in questo modo acquisisce solo la parola 'positiva':
- un esercizio difficile diventa 'non semplice', un atteggiamento svogliato diventa 'non partecipativo', essere stanchi diventa 'non essere riposati' e così via
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